mercoledì 13 luglio 2011

Giocare A Essere Me

Se penso a tutti questi anni rivivo tanti ricordi e in quasi ognuno di essi io sono diversa.
Sono diversa dal ricordo precedente, diversa da quello successivo.
Come mai?
Il tempo, già. Quella brutta cosa su cui ancora l’uomo non è riuscito a mettere le mani.
Eppure credo che non si tratti solo di tempo, di maturità e crescita.
Credo ci sia un altro fattore: il fattore X, che in questo caso è il gioco.
Chi non ha mai realizzato un castello con le costruzioni?
Oggi ne costruisco molti, sulle nuvole.
Voi, ragazze, quante di voi mentre passavano la piccola spazzola tra i capelli di una Barbie sognava di avere quei capelli?
Passa qualche anno e ci troviamo sul sedile del conducente dell’auto della mamma o del papà a fingere di guidare.
Passano gli anni e abbiamo la patente.
La prima volta in cui saltiamo sulla macchina senza nessuno: radio e via di gas.
Anche quella volta abbiamo giocato. Da lì in poi i giochi sono diventati sempre più pericolosi.
Mi rivedo con i boccoli dorati in braccio a mio padre e un attimo dopo urlo contro mia madre, con i capelli neri e lisci.
Ora ho 16 anni e sono sul pavimento freddo della mia camera a piangere, non ricordo il motivo, ma capitava spesso.
Cos’è successo?
Sono arrivata a un punto della mia vita in cui ho detto: devo cambiare.
E ce l’ho fatta.
Dopo 4 anni eccomi qui a spiegare le regole del mio gioco.
Le circostanze c’influenzano, ma se vogliamo essere davvero cattivi, ce la facciamo.
Se vogliamo fare del bene al prossimo, possiamo farlo.
Se penso a questi 20 anni mi vedo dolce, mi vedo egoista, mi sento arrogante, mi sento generosa…
Ho provato a essere una dura e ho fallito.
Talvolta volevo apparire più posata –madamoiselle- ma la pizza preferisco mangiarla con le mani.
Gioco a essere me: scoprire quante possibilità ho di sentirmi bene con me stessa e con gli altri.
La cosa che continuo a vedere è che il gioco non è ancora finito.
Non so quando, né come, ma un giorno scoprirò, senza neanche accorgermene, che il gioco è davvero finito e finalmente non mi sentirò più sperduta, ma per il momento…
È il mio turno, agito i dadi nelle mie mani e poi li lancio.
E tu? Vuoi giocare?

Nessun commento:

Posta un commento